
Eppure, nella presentazione di “No all’Islam in Italia”, si leggeva: «Siamo un gruppo apolitico, questa pagina non serve a fare propaganda politica, non serve per insultare e per incitare alla violenza». Nonostante il gruppo si dichiarasse attento a rimuovere ogni pubblicazione non idonea, la sua vita è stata breve. Perché, oltre a coloro i quali volevano creare un’area di discussione, di confronto e di dibattito sui precetti della religione musulmana, sono apparsi anche commenti inopportuni. Così il gruppo è stato eliminato e puntuale è arrivato il ringraziamento, sempre sul web, della promotrice della segnalazione a tutti coloro che hanno sostenuto la sua causa. La mobilitazione per rimuovere “No all’Islam in Italia” è stata istantanea e ha raggiunto risultati inaspettati per celerità, soprattutto se si pensa a quanti siti o gruppi che inneggiano al terrorismo e incitano all’odio verso gli occidentali o al razzismo siano ancora in giro sulla rete o a quanto tempo sia trascorso prima di riuscire a rimuoverli. Basta navigare su Internet per trovarne alcuni che inneggiano alla Jihad o all’odio nei confronti dei cristiani. Su questi non c’è nessun controllo. Intanto, gli ideatori di “No all’Islam in Italia” non si sono arresi e hanno creato altri gruppi regionali dallo stesso titolo di quello censurato. Tutti legati dallo stesso filo conduttore: discutere su argomenti riguardanti l’Islam senza scadere nella propaganda politica. Sperando che anche questi siti non scatenino altre mobilitazioni per colpa di alcuni commenti inopportuni. «Non si può filtrare tutto perché si dovrebbe stare a controllare il gruppo 24 ore su 24, ha spiegato l’amministratore del gruppo veneto. Siamo per il confronto aperto, ho pure invitato Velina1993 a discutere, ma non ho ricevuto risposta. Sono aperto al dialogo con i musulmani ma, nel mio nuovo gruppo, l’unico musulmano che si è iscritto ha cominciato a recitare i versi del Corano».
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