
FINE DELLA BARZELLETTA, MA C’E’ POCO DA RIDERE”
Come nella migliore tradizione delle procure italiane, abbiamo appreso dai quotidiani (e non dai nostri legali), che la procura di Venezia ha optato per il proscioglimento dalle accuse che vedeva alcuni nostri esponenti indagati per il gravissimo reato di “ASSOCIAZIONE SOVVERSIVA” ex artt. 270, 270 bis c.p.
Che il teorema fantasticato dagli inquirenti dell’antimafia fosse una barzelletta, lo si era capito fin dall’inizio. Decine di agenti impiegati, più di un anno di intercettazioni, pedinamenti, 11 perquisizioni (dove sono state sequestrate alcune sciarpe ed un paio di post – it, ottimo arsenale per una banda di terroristi), ed un autentico massacro mediatico. Tutto ciò per arrivare alla conclusione più ovvia: non c’è alcuna associazione sovversiva, non c’è alcun riscontro sui fantaterroristi e presunte bombe.
Sulle motivazioni che hanno spinto gli inquirenti (inquisitori) a predisporre un tale dispendio di risorse, c’è poco da chiarire: un’evidente manovra politica generata dall’avversione ideologica nei confronti di un movimento che sta crescendo e costruendo, parte integrante della comunità e della società civile.
Ma la domanda che deve far riflettere tutti i cittadini è: chi paga il conto? Perché le risorse pubbliche devono essere sperperate ad uso e consumo di una magistratura impazzita e di una polizia politica che si manifesta esclusivamente come uno strumento in pugno di una sinistra eversiva e forcaiola? Abbiamo avuto la prova tangibile di quanto profondo il malessere che si respira nelle istituzioni giudiziarie. Aldilà della folle conduzione dell’indagine, dove i nostri militanti e dirigenti sono diventati fantasiosi ingredienti di un teorema che li vedeva affiancati ad emeriti sconosciuti, aldilà delle vessazioni che sono state perpetrate, dei posti di lavoro persi, delle attività economiche danneggiate, delle famiglie violentate nella loro privacy; aldilà di tutto ciò questa vicenda pone un problema di Stato, e di democrazia.
L’intento degli inquisitori è miseramente fallito, la comunità ne è uscita rafforzata e corroborata negli intenti. Nemmeno l’azione di sciacallaggio mediatico è andata a buon fine, visto che nemmeno i nostri più acerrimi detrattori hanno preso seriamente in considerazione quanto appariva sulle pagine dei quotidiani. E anche su quel fronte la partita è tuttora aperta: a finire sul tavolo degli indagati saranno però tutti coloro che hanno sfruttato il tesserino dell’ordine dei giornalisti per diffamare e calunniare, i nostri legali hanno già depositato quintali di querele in merito.
Per quanto ci è dato sapere, la palla ora passa alla procura di Treviso, che dovrà verificare i presunti “reati minori”. Con la fiducia e la trasparenza che ci contraddistingue, attendiamo la chiusura anche di questa indagine, e proseguiamo determinati come sempre la nostra legittima attività politica.
Comunicato che ci giunge da FN TREVISO
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