mercoledì 4 febbraio 2009

MA QUALE RAZZISMO! QUESTI SONO FIGLI DELLA DEMOCRAZIA


Dopo l’ennesimo episodio di violenza giovanile gratuita che ha visto questa volta “protagonista” la mia città Nettuno, la mia mente è andata alla canzone Come mai? dei Sottofasciasemplice (facilmente rintracciabile su www.youtube.com), che ben dipingeva il volto di questa Repubblica “nata” dalla Resistenza. Tuttavia, sono rimasto disgustato da come alcuni speculatori hanno presentato l’esecrabile fatto, mobilitando tutta la loro astuzia di agitatori e sventolando ai quattro venti le parole di battaglia di “razzismo” e “xenofobia”.
Che il fatto in questione non avesse nulla di razzista era pacifico, ciò nonostante i tromboni della sinistra hanno subito mobilitato i loro agit-prop per non farsi sfuggire l’occasione di muovere le coscienze in “difesa” dei più deboli, dei diseredati, ecc. Chissà dov’erano quando le bande di immigrati violentavano le donne italiane e commandos di zingari saccheggiavano le case di onesti lavoratori italiani…E li abbiamo visti in piazza, con le loro “civili” bandiere rosse, a gridare «Siamo tutti clandestini!» e, addirittura, «Cittadinanza per tutti!», come se l’essere Italiani fosse un semplice atto burocratico, un bollo da regalare a chiunque si presenti alle nostre frontiere elemosinando un lavoro, una casa… e perché no, anche il nostro lavoro, la nostra casa. L’appartenenza ad un popolo è ben altra cosa, qualcosa che viene da lontano, dai nostri patres, da cui Patria, da cui Nazione. Ma è inutile parlare a chi non ha orecchie per sentire. Non sono pochi coloro che dall’alto della loro sapienza da parrocchia, perbenista e borghese hanno condannato questa aggressione “razzista”, pur sapendo che tra gli autori del misfatto vi era anche un ragazzo proveniente da una “moderna” famiglia multietnica. Mi hanno colpito anche i “portavoce” della comunità indiana che temporaneamente è ospitata sul nostro territorio, che hanno esposto uno striscione dall’eloquente scritta: «Razzismo Stop». Ma che c’entra? Non accettiamo lezioni da nessuno e se i signori succitati vogliono combattere il “razzismo”, incomincino a lottare nella loro terra contro il sistema delle caste. Altro che razzismo europeo! Ma ciò non interessa a nessuno. Non importa. Importa sviare la questione di base. Così, quando una donna è la vittima, le femministe-lesbiche nostrane insorgono contro l’innata violenza del “maschio”; quando la vittima è un pederasta, i sodomiti insorgono chiedendo il “diritto” di adottare bambini; quando è uno studente, ci si inventa il “bullismo”; quando è una persona di religione ebraica si grida con i moccoloni all’antisemitismo, con tanto di rimandi alle onnipresenti “camere a gas”; quando è uno straniero si urla: «E’ razzismo!». L’importante è sviare. Importa evitare che la gente si domandi: «Come mai?». Come mai, sempre più spesso, i giovani Italiani, quelli educati alla pace, a riconoscere gli errori del passato, educati alla tolleranza, quelli mandati in gita ad Auswitchtz, quelli a cui tutto è concesso come un “diritto” – lo sballo del sabato sera, lo spinello per stare in compagnia, la macchina, il cellulare – si trasformino in “lupi famelici”: vuoti dentro, di un vuoto che uccide. Questi giovani sono stati riempiti di vuoto. E ciò non è colpa di qualche ideologia dell’Ottocento, ma dello Stato attuale, della sua casta e dei suoi tromboni. Ma quale razzismo! Questi sono i figli della democrazia!

Pietro Cappellari - Accademico della Norman Academy (Florida – USA)

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